Turismo

La città scaligera e l’arena di Verona

L’arena di Verona, costruita presumibilmente nella I metà del I secolo d.C., è il monumento più famoso di Verona ed una tappa d’obbligo per chi visita questa città.

E’ il quarto anfiteatro dopo il Colosseo di Roma, quello di Capua e quello di Milano e, come tutte le costruzioni adibite a spettacoli di lotte tra gladiatori e cacce ad animali feroci ed esotici, è formato da una zona centrale con sabbia (da qui l’origine del nome del complesso) ed una parte che circonda la prima, formata da una cavea a gradinate di larghezza costante.

Le due parti appena descritte erano separate tra loro da un alto podio sul quale s’installavano delle reti protettive perché gli spettatori restassero incolumi, soprattutto durante gli spettacoli di caccia. Sia il podio che le gradinate sono state ricostruite e, mentre in passato le gradinate erano divise in settori orizzontali (moeniana), oggi sono un blocco unico.

La sua forma ellittica era stata concepita sia per poter contenere quanti più spettatori possibile (ne poteva contenere 30 mila tutti con una buona visuale) sia perché ci fosse spazio sufficiente di movimento per chi si esibiva. Oggi si accede al monumento passando per i cosiddetti arcovoli.

I muri interni sono costituiti da ciottoli di fiume, malta e fasce formate da tre corsi di laterizi; ciottoli e cemento formano invece le volte e nella parte superiore delle stesse troviamo dei blocchetti irregolari di tufo per alleggerirne il peso. Le membrature portanti e le strutture architravate sono formate da pietra calcarea perché ci sia la massima resistenza alla compressione.

Dell’anello esterno oggi è rimasto solo un breve tratto, la cosiddetta ala e la causa è l’utilizzo durante i secoli del monumento come cava di pietre: nel 1840, quando fu dichiarata “gradibus vacua” e i gradoni iniziarono ad essere utilizzati per attingere materiale per costruire altri complessi.

Il prospetto esterno è formato da blocchi di pietra calcarea della Valpolicella combinati con bugnato bianco e rosato. Il risultato è una bicromia, evidenziata dall’alternarsi dei due tipi di pietra.  Lo stile della facciata è in ordine architettonico tuscanico.

Gli archi del I e del II piano sono sostenuti da pilastri decorati da lesene e cornici semplici che ne sostengono l’imposta, mentre quelli del II piano contengono finestre arcuate e il fatto che siano arretrate rispetto alla superficie crea un effetto di chiaroscuro.

L’architettura dell’Arena è caratterizzata da potenza, semplicità e funzionalità e influenzerà le opere cinquecentesche del Palladio e del Sanmicheli. Come testimonianza di quanto si svolgeva nell’Arena, abbiamo due copie di un’iscrizione, una conservata al museo Maffeiano e l’altra a quello Archeologico, di una certa Licina che lascia in testamento una sostanziale somma in denaro per far svolgere una caccia alle fiere in nome del figlio Quinto Domizio Alpino; e una lettera scritta da Plinio il Giovane all’amico Massimo nella quale, si congratula per lo svolgersi dei giochi, emblema del buon cuore del destinatario della missiva.

Nel museo archeologico sono oggi conservate alcune sculture che un tempo abbellivano il complesso: una mano di un pugile, in bronzo, protetta dal caestus (una sorta d’antico guantone); una testa di gladiatore realizzata in tufo, con tutto il viso coperto fatta eccezione per gli occhi e infine una testa femminile idealizzata.

Dopo il periodo romano, il complesso ha svolto diverse funzioni. Già dal Medioevo, gli arcovoli esterni erano proprietà del Comune e l’interno era adibito a giostre e tornei; nel corso dei secoli gli arcovoli sono stati adibiti a vari usi, anche per relegarci le prostitute della città e, fino al XIX secolo, per ospitare botteghe artigianali.

Lo spazio interno serviva per amministrare la giustizia, poi come palco per feste e intrattenimenti di vario genere. A partire dal 1913, anno della prima rappresentazione dell’Aida di Verdi, è il palco della stagione lirica estiva.

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