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Nove e il museo della ceramica

I musei italiani che nel loro patrimonio artistico possono annoverare collezioni di ceramiche antiche – escludendo quelli con reperti archeologia – sono 99, di cui solamente sette nel Veneto: tre a Venezia, uno a Bassano, Padova, Treviso e Badia Polesine. I Musei, invece, dedicati esclusivamente alla Ceramica sono soltanto quindici in tutto il territorio nazionale, ai quali va aggiunto il Museo Civico della Ceramica di Nove creato di recente. Istituito con delibera di Consiglio Comunale il 28 marzo 1983, il Museo di Nove è da poco ospitato nell’elegante Palazzo De Fabris, fondato nel 1875 grazie al lascito testamentario dello scultore novese Giuseppe De Fabris e sede fino a qualche anno fa del locale Istituto Statale d’Arte per la Ceramica, recentemente restaurato in moderna struttura museale. In soli dieci anni ed esclusivamente grazie a donazioni di privati cittadini, collezionisti, antiquari, artigiani, associazioni culturali, Istituti di Credito, i circa dieci pezzi costituenti il piccolo nucleo di partenza – già esistenti in Municipio anteriormente al 1983 – sono aumentati considerevolmente fino ad arrivare ai 495 inventariati alla fine del luglio 1994. La collezione Civica Novese si può considerare altamente specializzata in quanto è cresciuta seguendo l’orientamento che era stato programmato dal Comitato promotore, quello cioè di documentare il più accuratamente possibile la storia della ceramica veneta, novese e vicentina in particolare, dal Seicento ai nostri giorni. L’equilibrata ripartizione per epoche – non casuale – delle donazioni finora pervenute consente di offrire una panoramica abbastanza ampia di tale produzione dalle sue origini ad oggi: vi sono 2 pezzi del Cinquecento, 157 del Settecento, 158 dell’Ottocento, 178 del Novecento. Per quanto riguarda l’aspetto tecnologico dei materiali, si può dire che sono già per rappresentati tutti i più importanti tipi ceramici prodotti nel Veneto: terracotte, cristalline, maioliche, porcellane, terraglie, semirefrattari, grès. Anche per le tecniche di produzione c’è un’ampia gamma di esempi: dalle semplici terrecotte, alle terrecotte ingabbiate, alle ceramiche graffite, dalle cristalline alle terraglie, dalle maioliche “gran fuoco” a quelle con decorazioni a “piccolo fuoco”, dalle porcellane dure e tenere ai vari tipi di grès in monocottura o con cotture multiple a temperature anche molto elevate; vi sono pezzi modellati, altri lavorati a stampo, al tornio a mano, al tornio a calibro; decorazioni graffite (a punta o a stecca), dipinte a pennello (con o senza “spolveri”), a “spugnetta”, a tampone (alla “buranella”), all’aerografo (con o senza “mascherine”), a rilievo, a traforo, ecc. L’aspetto storico che può essere rilevato dall’esame di questa collezione è molto importante per la nostra regione; vi sono infatti esempi non solo di quasi tutte le manifatture novesi e bassanesi, ma anche vicentine (Sebellin, Luzzato, cugini Pesaro di Vicenza; Todescan di Monticello Conte Otto), di Venezia (Cozzi, Dolcetti), Treviso, Este. Abbiamo infine esempi extra regionali: Toscana, Lombardia, Trentino, Liguria; ed extra nazionali: Germania, Olanda, Francia. Dal punto di vista didattico, oltre ai vari materiali ed alle varie tecnologie di produzione summenzionate, sottolineiamo l’estrema varietà delle forme (piatti, vassoi, “crespine”, “rinfreschiere”, zuppiere, salsiere, alzate, vasche, tazze della “puerpera”, tazzine, caffettiere, teiere, zuccheriere, vasi da fiori, portavasi, vasi da farmacia, versatoi, bacili, boccali, bottiglie, “giardiniere”, gruppi figurati, allegorici, mitologici, sacri, pastorali) e dei decori (sono presenti pressoché tutti i più importanti motivi settecenteschi: tipo “Delft”, a “blanser”, a frutta barocca, a cineserie con “ponticello”, con giardinetti, pagodine, piramidi, palme, uccelli esotici, a “bersò”, a fiori recisi, a mazzetti di fiori sparsi, a rosette tipo “Nove”, ad “uso Marsiglia”, a paesaggi, a figure, “en trompe-l’oeil”, con stemmi nobiliari, animali, uccelli, insetti, figure allegoriche, ecc.). Un menzione a parte merita il notevole nucleo di ceramiche contemporanee, concesso in deposito permanente al nostro Museo dall’Ente Fiera di Vicenza, costituito dai circa trecento pezzi premiati ai vari concorsi del Salone Internazionale della Ceramica dal 1949 al 1975: sono opere di artisti nazionali e stranieri e di allievi e di insegnanti di Scuole ed Istituti d’Arte.

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